**Lo stesso articolo è presente sul numero di dicembre de "IlQuindicinale"
La collaborazione con IlQuindicinale periodico guidato dal Prof. Mancina che mi ha permesso di accedere all’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti, dopo tre anni, termina con la stesura di questoultimo articolo che sarà pubblicato in questo mese di dicembre 2024.
Ripercorrendo gli scritti di questi tre anni, per curiosità, sono andato a rileggere il primo articolo. Quel primo pezzo datato gennaio 2022, finiva con queste parole: “Auguri per l’anno nuovo a tutti i consiglieri, all’amministrazione comunale, alla giunta e a chi si spende per San Giovanni in Fiore: trionfi l’onestà e soprattutto il buon senso”.
A distanza di 3 anni esatti da quel primo scritto, ci ritroviamo a parlare di buon senso, quello che spesso è drammaticamente assente. Quel sano e genuino buon senso, che ognuno di noi utilizza nella propria quotidianità: dalle cose più banali, come sistemare bene il sacchetto della spazzatura per rendere semplice il lavoro a chi la raccoglie, alle cose più complicate, come stare attenti alla guida per la propria incolumità e per quella degli altri. Ma qui siamo nella sfera privata, uno può averlo o non averlo il buonsenso.
Quando invece si è a capo di una istituzione le cose son ben diverse, il bene comune dovrebbe essere il faro, l’obiettivo, il mantra. Invece no. Spesso si scade talmente tanto che viene da chiedersi: ma davvero alcune cose vengono realizzate con così tanta facilità? Ma davvero questo paesone sulle montagne della Sila, con i sui molteplici problemi, necessita di tanta leggerezza? Non sarebbe il caso che il buon senso prendesse il sopravvento? No, “noi siamo stati delegati a governare, decidiamo noi qual è la cosa giusta da fare”. Il ragionamento non farebbe una piega fino a quando non viene urtata l’altrui sensibilità. Facciamo quello che vogliamo, quello che ci piace, quando siamo nell’ambito del nostro privato, ma quando la cosa è pubblica, quando sono i beni comuni ad essere al centro delle nostre decisioni, abbiamo dei doveri, tra cui quello della decenza che non può essere messa da parte per ragioni altre. Questa terra annovera tra i suoi figli o chi semplicemente l’ha abitata, figure di altissimo profilo, partendo dall’Abate Gioacchino e passando per Don Luigi Nicoletti, Gaspare Oliverio, Mons. Umberto Altomare, Mons. Domenico Tarcisio Cortese; volutamente evito ti inserire nomi di politici, non voglio toccare la suscettibilità di nessuno.
Ma voi pensate davvero che questi uomini, sempre secondo il famoso buon senso, avrebbero approvato certe scelte? Badate bene: non è l’utilizzo di certe soubrette in sé, quello che si discute. Ciò che in molti ha suscitato indignazione è il luogo in cui sono state utilizzate certe figure. Voi immaginate che al santuario di Assisi avrebbero approvato? E per quello di S. Francesco di Paola? E nel Duomo di Cosenza avrebbero concesso certe passerelle? Noi crediamo di no. E non vogliamo passare per i soliti perbenisti, con la puzza sotto il naso, ma ogni luogo ha la sua importanza. Ci sono luoghi, come la nostra abbazia, che hanno una sacralità che va rispettata. Ben vengano tutti i momenti di promozione, ben venga qualsiasi manifestazione che mostri e proietti nel mondo un paese, una città, ma certi luoghi meritano rispetto; sono luoghi che appartengono a ciascuno di noi ma soprattutto sono luoghi sacri.
*Ringrazio tutti i lettori che in questi tre anni, a più riprese, hanno sottolineato con approvazione, ma anche con critiche, quello che ho scritto. Continuerò a farlo, per chi vuole seguire, sul blog legato alla redazione giornalistica di Radio PRL. Con l’auspicio di aver dato un piccolo contributo alla crescita di questa comunità, faccio gli auguri per il Santo Natale e un anno nuovo pieno di gioie per tutti.
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